Dal vetro al Tetra Pak, dalla cellulosa a materiali rinnovabili ricavati da alghe, crusca e acini d’uva. Per raggiungere il 100% di recupero della materia prima

Osservatorio, Packaging sostenibile

davide-teodoro

Autore: Davide Teodoro

1 Luglio 2021
Cartone Tetra Rex rinnovabile

L’indiscutibile centralità assunta da temi quali packaging sostenibile ed economia circolare ci porta a esplorare tecnologie e soluzioni per la realizzazione di nuovi materiali e la ricerca di un sempre più efficace recupero delle materie prime. Al tempo stesso è utile anche riavvolgere il nastro: provare a capire da dove siamo partiti e come siamo arrivati alle soglie di questa rivoluzione.

Facciamo allora un po’ di storia e torniamo indietro di un secolo circa, prima del boom economico. Alimenti confezionati dentro vetro e metallo con evidenti problemi di logistica (trasporto) e igiene (conservazione dei cibi): le bottiglie di vetro erano pesanti e frangibili, non c’era una “catena del freddo” ma la naturale durata dell’alimento. Per non parlare del modello di vendita all’ingrosso di zucchero, sale e farina che non venivano imballati. La svolta arriva nel 1951: Ruben Rausing presenta l’imballaggio e un sistema di confezionamento che avrebbero cambiato per sempre la storia del packaging: Tetra Classic, primo cartone per bevande, primo confezionamento di un liquido in cartone con una forma (il tetraedro, appunto) ideale per ottimizzare gli spazi.

L’idea alla base del Tetra Classic fu nella stratificazione: accoppiare la carta con altri due materiali (polietilene e alluminio) per creare due diversi cartoni. Uno per i prodotti freschi (o poliaccoppiato carta-polietilene), l’altro per quelli trattati con UHT (Ultra High Temperature): in quest’ultimo viene inserito un sottile strato di alluminio a proteggere da luce e aria, e conservare il latte per lunghi periodi a temperatura ambiente. Ancora oggi, i cartoni che usiamo quotidianamente per trasportare e conservare latte, succhi di frutta, vino e altri alimenti sono mediamente composti per il 75% da carta certificata FSC (normativa che regola le foreste gestite in maniera responsabile), e per un 5% da alluminio.

Tetra Pak - latte omogeneizzato in Tetra Classic, Italia

Fare qualcosa che nessuno ha mai fatto prima è piuttosto difficile.

Ruben Rausing, fondatore di Tetra Pak (nella foto in basso, mentre mostra un modello in carta della confezione Tetra Classic).

ruben-rausing-carta-tetra-classic
Ruben Rausing, Erik Wallenberg - Tetra Classic, 1943-44

Com’è composta questa stratificazione? Se prendiamo un cartone Tetra Pak e partiamo dall’esterno, questo risulta composto da:

  1. uno strato di polietilene che, dall’esterno, protegge da umidità e altri agenti atmosferici;
  2. uno strato di carta, che conferisce robustezza e stabilità;
  3. un secondo strato di polietilene, che unisce lo strato di carta da quello sottile (film) di alluminio;
  4. uno strato di alluminio appunto, che trova posto con uno spessore di 6 micron (millesimi di mm) e che opera da barriera contro luce e ossigeno;
  5. uno/due strati finali di polietilene, indispensabili per sigillare il contenitore;

Notevoli i vantaggi portati alla logistica: a parità di volume, il cartone di latte pesa 10 volte meno dell’equivalente bottiglia di vetro. Forte guadagno anche in termini di spazio, dato che un carico di bottiglie di vetro implicherebbe un utilizzo 25 volte maggiore in automezzi rispetto ai cartoni tetraedrici (foto in basso a sinistra: 1952, viene consegnata la prima macchina riempitrice Tetra Pak).

Il primo passo verso l’economia circolare

Il TetraPak, composto per 3/4 da carta, è un imballaggio interamente riciclabile: questo perché tutte le sue componenti sono recuperabili. Recuperati con la raccolta differenziata, i cartoni usati arrivano in cartiera dove un miscelatore li mescola con l’acqua, “frullandoli” e separando alluminio e plastica dalle fibre di cellulosa: queste ultime verranno utilizzate per produrre nuovi prodotti a base carta (come tovaglioli, carta da cucina, quaderni) mentre le componenti in plastica e alluminio saranno trasformate in granuli per la fabbricazione di svariati manufatti di pregio (occhiali, penne, vasi da giardino, pallet).

È del 2003 l’accordo di TetraPak con Comieco (Consorzio nazionale per il recupero e il riciclo degli imballaggi a base cellulosica) per l’avviamento, anche nel nostro paese, della raccolta differenziata di questo imballaggio.

1952 viene consegnata la prima macchina riempitrice Tetra Pak
tetra pak ciclo sostenibilità

Gli obbiettivi della ricerca: cartoni sempre più “bio”

Come ci spiega Rudi Bressa in “Packaging. Neomateriali nell’economia circolare” (Edizioni Ambiente), portare il riutilizzo a un livello superiore significa trovare un sempre più efficace sistema di raccolta del tetrapak dai rifiuti: per questo obbiettivo il settore industriale si è dimostrato più pronto per il riciclo dei cartoni, sia per quanto riguarda la tecnologia che per l’impiantistica. In questo contesto nascono nuovi prodotti (Fiberpack) ottenuti proprio dal recupero delle fibre di cellulosa presenti nei cartoni per bevande: da questi si ottengono prodotti in carta (dalla tipica colorazione avana, dovuta all’assenza di sbiancamento delle fibre di cellulosa). Un processo sempre più ottimizzato anche per il recupero di alluminio e polietilene: un materiale plastico Al.Pe. con cui vengono prodotti articoli ad uso domestico, oggetti per l’arredo urbano e non solo.

Non solo riutilizzo ma anche introduzione di nuovi tipi di materiali e cartoni prodotti a partire da materie prime rinnovabili, eliminando la quota proveniente da fonti fossili: esempi sono la sostituzione del tappo e dello strato di polietilene con plastiche di origine vegetale provenienti dalla canna da zucchero. Nella direzione dettata dal piano d’azione UE per l’economia circolare, nel 2018 TetraPak si impegna a lavorare con partner di settore per garantire entro il 2030 la diffusione in tutta Europa di soluzioni per il riciclo di cartoni e bevande. L’Europa si trova al primo posto nel mondo per tasso di riciclo, seguita dal Nord America: nel vecchio continente le fibre di carta sono riciclate con una media di 3,6 volte contro una media del resto del mondo di 2,4.

Inseguire il modello di circolarità significa anche creazione di nuovi prodotti, nuovi modelli e filiere. Nuove soluzioni per trasformare il rifiuto in materia prima: questo altro non è che il concetto alla base del “zero waste” (ovvero, aziende con processi a zero scarti), visione ambiziosa e virtuosa che porterebbe a recuperare interamente lo scarto produttivo, utilizzandolo in altri processi.

tovagliolo Fiberpack
fiberpack prodotti

La carta fatta con alghe e la spinta per nuovi ambiti di ricerca

E a proposito di nuovi prodotti, è in tempi non sospetti che arriva il più particolare: Shiro Alga. Prodotta nei primi anni ’90, sostituiva una parte delle fibre con le alghe che prosperavano (mettendo a repentaglio la salute del delicato ecosistema) nella laguna di Venezia. Questa nuova carta – oggi non più utilizzabile per evoluzione della normativa sui rifiuti – utilizzava una farina ricavata dalle alghe, essiccate e micronizzate, per sostituire le fibre vergini di cellulosa.

È Favini che porta la propria ricerca a guardare all’estero: risultati rilevanti arrivano con l’utilizzo di alghe della Normandia che arrivano a sostenere una produzione di centinaia di tonnellate di carta; materiale che aziende di cosmetica (Voya) hanno inserito nella propria filiera, utilizzandola per realizzare il packaging dei propri prodotti.

Crusca e buccia di uva per imballaggi ecosostenibili

Non solo alghe: ulteriore spinta e vigore all’attività di ricerca, sempre con lo stesso obbiettivo (fare carta con materiali che non fossero cellulosa, trasformando residui di lavorazione in sottoprodotti) arriva dalla filiera di lavorazione del grano duro: la quantità di scarto (la crusca non adatta all’alimentazione) è di circa il 20%. Dai reparti R&D di Favini e Barilla nasce così CartaCrusca, impiegata per materiali di comunicazione e packaging di Academia Barilla.

Innovazione, capacità di progettazione e sostenibilità che hanno anche guidato Veuve Cliquot, rinomata maison francese nella produzione di champagne, alla progettazione (con Favini) di una carta composta dalla buccia degli stessi acini d’uva utilizzati per il vino. Il risultato è un packaging biodegradabile e riciclabile al 100%, il primo a essere realizzato con parti dei sottoprodotti di produzione dello champagne per una illuminante e confortante circolarità.

Barilla Favini, CartaCrusca
Packaging sostenibile: la carta ricavata dagli acini d'uva per Veuve Cliquot
Barilla Favini, CartaCrusca

Moda e lusso non rimangono indietro: la fibra di cuoio riciclato

La possibilità di creare nuovi prodotti sostenibili nel settore moda e lusso arriva con Remake. Questa carta morbida e resistente, ottenuta dai residui della filiera della pelletteria (composta per 40% da cellulosa da riciclo post-consumo e per il 35% da fibre vergini FSC) è utilizzata per brochure, shopper, cartellini e packaging destinati proprio al mondo della moda.

Packaging sostenibile: dal settore della cosmesi l’ambizioso progetto SPICE

Secondo stime di Quantis, che sulla cosmetica sostenibile ha pubblicato il report Make-up the future, il 20% delle emissioni di gas serra del settore cosmetico a livello globale è dovuto al packaging. La sensibilità sul tema della sostenibilità degli imballaggi è in forte crescita anche fra le imprese cosmetiche, rappresentando un imprescindibile fattore di competitività sia sul mercato interno che per chi opera con clienti e brand internazionali. Ulteriore dimostrazione di questa spinta arriva dalla sempre maggiore offerta e domanda di cosmetici connotati in area green: questi contano, in Italia, un sell-in di 1654 milioni di euro (dati: Cosmetica Italia, fonte: KosmeticaNews).

L’Oréal e Quantis sono gli ideatori di SPICE (Sustainable Packaging Initiative for CosmEtics), progetto che unisce brand e organizzazioni globali del settore cosmetico per un packaging sostenibile. Un tavolo collaborativo con l’obiettivo di accelerare i percorsi di sostenibilità del settore: da evidenza visibile rispetto all’impatto ambientale dei prodotti stessi, il packaging è diventa leva del cambiamento.

Quattro i punti chiave di Spice: metodo scientifico, ecodesign per la progettazione del packaging, comunicazione credibile verso i consumatori e un criterio per valutare la riciclabilità. L’unione e la condivisione delle risorse favoriscono efficienza, innovazione e progresso di un settore che su questo snodo cruciale ha deciso di muoversi come una sola entità.

Packaging ecosostenibile dalle emissioni di CO2

E proprio L’Oreal, in una partnership con LanzaTech e Total, ha presentato in anteprima mondiale il primo packaging sostenibile realizzato con le emissioni di carbonio catturate e riciclate.

Il processo di conversione del biossido di carbonio in plastica avviene in tre fasi: 1- LanzaTech cattura le emissioni di carbonio industriali e le converte in etanolo; 2- Total converte e polimerizza l’etanolo in polietilene che 3- L’Oréal utilizza per produrre imballaggi. Questi presentano qualità e proprietà all’altezza del polietilene di origine fossile.

Packaging sostenibile: la carta ricavata dagli acini d'uva

Ricerca e comunicazione: la strada intrapresa è quella giusta?

Come ci spiega Milena Gabanelli nel DataRoom su plastica monouso e packaging, argomenti che tratteremo nel prossimo testo dedicato alle “plastiche bio”, innovazione e ricerca si scontrano con normative non sempre recepite ed equivoci che, anche se a una prima lettura possono quasi sembrare inutili formalismi (vedasi la percezione della differenza tra riciclabilità e biodegradabilità, e cosa essa comporta), portano a dover riconsiderare le scelte fatte in materia di sostenibilità in un contesto, quello italiano, che come abbiamo visto conta eccellenze e progetti di ricerca di assoluta avanguardia. Esperienze che in Grafica Romano studiamo e applichiamo ai processi per lo sviluppo di soluzioni espositive per il punto vendita. Per espositori in cartotecnica, packaging vino e astucci pubblicitari, shopper e progetti di graphic design (brochure, cartellette e depliant), Grafica Romano offre e incentiva l’utilizzo di materiali riciclati e a basso impatto ambientale. Per saperne di più e non perdere i prossimi speciali su packaging sostenibile e materiali biocompatibili per i prodotti a base carta, contattaci (info@www.graficaromano.it) e iscriviti alla nostra newsletter.

Testi correlati

Related

cartone packaging sostenibile
Seguici

Join

Rimani aggiornato

Iscriviti gratuitamente alla newsletter di Grafica Romano e rimani aggiornato su ricerche e trend su packaging sostenibile e abitudini di acquisto

Seguici
Possiamo aiutarti?